giovedì 5 aprile 2012

Antonino Caracciolo


Antonino Caracciolo nato a Reggio Calabria l'8 aprile 1935.
Per approfondire i suoi studi, si trasferisce nel 1957 a Milano dove frequenta l'Accademia di Brera. A metà degli anni '60, si dedica alla ricerca di una personale tecnica coloristica. Approdando cosi al filone cromatico che gli fa ottenere vasti consensi di critica e di pubblico grazie alla sua tecnica mista (un impasto ottenuto con l'ausilio di colori ad olio, stucchi e vernici sintetiche con il quale raggiunge un eccellente valorizzazione della materia). Questo lungo periodo di lavoro a spatola non gli impedisce tuttavia di dedicarsi saltuariamente ai lavori ad olio cui ritorna, in maniera quasi esclusiva, verso 1973. Ha realizzato numerose sculture sia in terracotta che in bronzo.
(Fonte http://www.antoninocaracciolo.it/biografia.html sito dell'artista)


"Caracciolo ha saputo mantenere la sua tavolozza calda e viva come la sua natìa Calabria. I suoi toni rossi vermiglio che spiccano nelle sue ultime tele ricordano con nostalgia il sole caldo bruciante delle campagne. Artista semplice e puro che con cocciutaggine si mantiene sulla scia figurativa e senza imbrogli e false presunzioni si limita a vedere, assorbire e trasportare sulle tele í suoi pensieri quotidiani che in una città come Milano non mancano mai. Uno scorcio di via, case nelle campagne, operai che lavorano nei campi, questi sono i suoi temi e íl Caracciolo con una pittura così figurativa, ma oserei dire quasi gestuale, tracciata a volte con rabbia, sciorina sulle tele e pensando al bel tempo passato fa della pittura una sua ragione di vita. Caracciolo è un puro e, mentre oggi tutti i grandi o piccoli pseudo maestri arricchiscono le gallerie con le loro opere pseudo intellettuali, Lui dipinge".
GRASSI

"Sua prerogativa è di non discostarsi mai dalla realtà che lo circonda: riesce così a fissare sulla tela, con l'ausilio d'eccellenti impasti coloristici, aspetti pienamente dotati di virile forza espressiva. Caracciolo sente profondamente la bellezza delle vecchie mura meneghine e la nota poetica che trasuda dalle umili vestigia dei tempi andati: la sua origine calabrese si esplica aggiungendo alla poesia della Vecchia Milano la cruda forza meridionale che egli immette nella sua tavolozza arricchendo cosi di vivida espressività, il tema da lui preferito: -vecchi rioni cittadini-. Il Caracciolo perfettamente coerente col proprio -io- di uomo attento alle realtà della società moderna, affronta temi scottanti come quello del lavoro e ne coglie gli aspetti più patetíci per poi trasportarli sulla tela; esemplificativa la sua opera -le mondine-. Antonino Caracciolo non va alla ricerca di forme astruse e di tentate innovazioni artistiche, in quanto ritiene -giustamente che la sua pittura deve essere aderente alla realtà ed alla bellezza dell'immagine e per questo la sua ricerca è maggiormente rivolta verso nuovi effetti coloristici che esaltino sempre piu compiutamente i soggetti, esempio vivissimo sono le sue nature morte dove, forse ispirato dal tanto amato Andrè Derain, con rara efticacia coloristica, esalta la materia strutturale. Una pittura quindi quella di Caracciolo, di pregevole efficacia cromatica, esaltata che viene consolidata da una tentatica di rilevante espressività e da una buona impostazione del disegno, una pittura significativa della sensibilità dell'artisfa e della sincerità dell'uomo Caracciolo".
A. MORANDI

"Modernítà di Antonino Caracciolo
Osservando le opere di Caracciolo ci si limita ai "punti" di presenza di maggiore importanza, giacche è impossibile tracciare in questa pagina anche un punto dell'attività dell'artista, tanto essa è densa: dai suoi studi di pittura degli anni 50 in poi. A mio avviso si dovrebbe pubblicare più di un'illustrazione di diverso carattere formale, per dimostrare di acchito due posizioni figurative dell'artista "il paesaggio" che indica interesse dell'operatore verso un certo paracubismo, molto scandito, limpido verso un certo passato del pittore e "significativo dell'immagine" dipinto di tensione moderna, con gli ornati realizzati con due "fuggevoli" orme umane, nelle quali si diversifica l'ombra del busto maschile e femminile: che sono i termini del problema del pittore, termini stanti del binomio uomo-clonna. L'artista è ora portato allo studio e alla resa psicologica dell'uomo, all'immagine di fantasia di due esseri umani, uomo e donna attorniati da simboli che scaturiscono dai concetti che il pittore relatívamente alle vicende di un mondo tecnologico e per altro colmo di fatti drammatici. ll segno sostiene la pittura, essendo Caracciolo molto abile non solo dal punto di vista delle forme, ma anche da quello della coloritura e dallo spirito diciamo metafisico, che dalla tavolozza dell'operatore traspare con le tonalità assai fini ed espressive: come il rosso dei fondi di talune opere sue.
Questo nitore tonale cui si accompagna altre tonalità appartenenti alla personalità dell'artista, personalità insite, del resto, delle geometríe che prendono parte totale o parecchio dominante nei quadri ideati a nuovo da questo artista: tutta inventiva e protesa dell'animo verso un qualcosa che, sotto sotto, attiene alla simbologia di attività umane, specie in quel "mistero" della tecnologia più avanzata spaziale o spazialeggiante. La pittura di Antonino Caracciolo attira l'attenzione dell'astante per la sua originalità, per la dirittura delle visioni, per i loro sottintesi di carattere simbologico (come già dicevo) essendo le opere, alle quali pone mano l'artista , dichiarative alle loro illusioni tematiche, stilistiche, perché la pittura della quale si sta trattando è retta da un sottile, oltre che strettamente individuale, distinto anche in materia qualititativa per le risoluzioni delle invenzioni di questo rafiinato dipingere".
URSULA PETRONE

"Nato in quello di Reggo Calabria che un tempo fu perla della Magna Crecia di Pericle, dalla storia della sua terra ha tratto il vigore delle composizioni e da quel mare iridescente che la lambisce, la freschezza della tavolozza. Semplice, modesto, di poche parole, Antonino Caracciolo a stento si lascia convincere a far mostra dei suoi quadri: perché dice, non è mai soddisfatto: merito, questo, di chi è conscio di quali asperità e rischi seminata la strada dell,arte e di quali responsabilità occorre assumersi quando si punta alla estrincazione della verità dello spirito. Dedicatosi giovanissimo alla pittura e quasi in segreto, trascorreva quegli anni tra i calchi ed i cavalletti delle scuole d'arte tutto apprendendo e tutto approfondendo. Ma al suo spirito insaziabile quell'apprendistato non sembra adeguato a concretare le sue aspirazioni. Occorre andare oltre, superare tutti gti scogli della tecnica e affinarsi nel mestiere. E' così che nel 1960 giunge a Milano e si iscrive All'Accademia di Brera ove, completa la preparazione, ne esce pronto a cimentarsi nell'agorà degli artisti e a dare nuova vita a quel germe creativo che aveva cosi a lungo covato in seno e che doveva determinare l'indice della sua personalità. Negli anni settanta Antonino Caracciolo non è più uno sconosciuto: egli si è gia conquistato un posto di rilievo nelle competizioni artistiche. Bandita la preordinata descrizione del soggetto, ritenuta assurda e filistea, la sua opera si distingue per carica emotiva e impeto lirico. La sua fatica non conosce pause. Ed è tutto un fiorire di opere dalla tematica più varia: nature morte, figure, paesaggi, ritratti, composizioni che la critica segnala ed elogia. Quello di Caracciolo è un mondo palpitante fatto di ritmo compositivo e di architettura dii volumi vivificati da superfici campite di vibrante cromatismo che lungi dall'essere edonistico, con passaggi che vanno dal tenue al violento può trasmettere ora le dolci emozioni, ora le passioni accorate, ora l'amarezza inconsolata. E il contesto pittorico è ridotto all'essenziale, quasi alla sintesi, cosi da confermare come l'indomita aspirazione dell'artista sia sempre orientata a più elevate  conquiste estetiche. Un giusto riconoscimento vada al talento di Antonino Caracciolo che sa infondere nelle sue opere quell'elevato patos cli cui e per cui l'arte trova la sua estrema ragione d'essere".
FRANCO SAPI

"Antonino Caracciolo trae dal paesaggio l'anima della terra, fa gli alberi stilizzati, graffianti, arabescanti, in modo da sintetizzare umori, tensioni irradiazioni che s'accordino con l'ambiente ritratto. E' un modo per far emergere sensazioni riallacciandosi alla ricerca oggettuale. I bianchi gessosi, i marroni ed i bruni equivalgono ad una presa di coscienza emozionale che stempera nel colore l'uggia invernale, il triste condizionamento dei giorni plumbei saturi di pioggia. Manca nel paesaggio la figura umana, ma è come se vi fosse. Questi termini conflittuali danno la misura in cui la materia ha sommerso l'immagine, la pienezza espressionistica inventata per rendere il vero aspetto della natura, in un atmosfera rarefatta, in cui la pianta spunta in un contesto pittorico dibattuto tra il pessimismo e la rinascita spirituale. La pigmentazione degli arbusti, i gialli limoni spremuti dalle cromie piene e talvolta emblemaliche, vogliono appunto porre l'accento la proiezione di un essere solitario sul mondo illanguidito dalla nevrosi e dalla disperazione atomica. Accanto a paesaggi quasi surreali, spunta felice una coppia, ripresa nell'atto frugale del pasto, stretta, coagulata in un punto focale, accentrata in un'espressione. Pittore dibattuto in un'intima ricerca nutrita di fetici spunti articolati che riprendono con dibattuta movenza voltare fatti della realtà, come se la vita fosse un lungo autunno fatto di speranze e d'attese, di snervanti attorcigliamenti, di sentimenti controversi e d'appassionate ricerche interiori".
ANTONINO DE BONO

"La prima impressione che abbiamo davanti ai dipinti dell'artista calabrese Antonino Caracciolo è che in essi convergano due valori del suo linguaggio: la vibrazione poetica e la drammaticità espressiva. La verifica ci viene da questa mostra personale con lavori recenti, in prevalenza, della sua creatività: quadri e sculture. Nato l'8 aprile 1935 a Reggio Calabria, trasferitosi giovane, nel 1956, a Milano, frequenta poi l'Accademia di Brera. Da allora la sua attività di pittore e scultore è andata dilatandosi negli anni all'interno di una figurazione poetica ed esistenziale, nutrita da contenuti, dalla verità dei sentimenti. Mostre personali e partecipazioni a rassegne nazionali non hanno fatto che affermare la sua personalità. Gli sono stati assegnati premi e riconoscimenti (fra i quali due Ambrogino d'argento del Comune di Milano). Manifestazioni  presiedute da personaggi della politica e dello spettacolo (Aldo Aniasi, Paolo Pillitteri, Mike Buongiorno, Pippo Baudo) che sono una conferma dell'impegno umano ed artistico che sorregge il temperamento di Caracciolo. Guardando le sue opere si vede subito che dietro c'è un artista intuitivo e c'è un uomo di un'autentica emotività. Pregi che percorrono, infatti, i diversi temi (figura, paesaggio, natura morta, fiori) come componenti essenziali della sua espressivirà. Dai solari paesaggi del sud a quelli della Lombardia e del Piemonte, di una luce più sfumata la vena lirica di Caracciolo ha messo in risalto le qualità espressive che possiede per interpretare la realtà ed i suoi misteri. Vegetazioni, terre, cieli accesi dai verdi e dagli azzurri e il profondo blu estivo del mare del sud, assieme ai pulsanti bruni giallo-oro dei campi di grano con i contadini che lavorano, si alternano appunto a vision di collina, montagna, di nevicate, di alberi spogli oppure ad una Venezia lagunare  sentita in una nostalgia del tramonto con i suoi riflessi e colori cangianti. Anche i romantici Navigli e i meneghini, affascinanti scorci della vecchia Milano sono stati ricreati "dall'anima meridionale" di Caracciolo. Bisogna dire che i "paesaggi" sono interpretati e trasformati dalla sua sensibilitià, dai suoi stati d'animo, con una forte vitalità: non solo nei significati ma ugualmente nelle forme. E in tutto ciò il colore diventa un protagonista che si dirama nella gestualità dei segni e nei battiti densi, viscerali dell'impasto (dalla spatola al pennello, dall'olio alla tecnica mista). Una drammaticità linguistica che si manifesta, con identica forza, nell'esaltazione umana, provocatoria ed espressionistica delle sue figure, dei suoi ritratti, che costituiscono l'altra dimensione fondantentale della sua ricerca pittorica. I personaggi" di Caracciolo (dal bambino alla donna, all'uomo) parlano direttamente al cuore. Vivono una tensione interiore fatta d'amore, di sogni e di speranze ma rilevano anche le cicatrici del dolore. Sono essi provati dalla vita, avvolti da un silenzio che comunica, che dice molto di più delle parole (in questo senso, come esempio, nominianto il commovente e tragico quadro "il terremoto del Friuli", del 1977 opera premiata al milanese Hotel Hilton. Parlando ora delle scutlture di Caracciolo, notianto che hanno lo stesso vitalismo che caratterizza la sua pttura. Lo vediamo appunto in questi volumi di un realismo espressionista, di immediata comunicatività, rivolto ai sentimenti e non ai "cerebralismi". Dal fresco "ritratto di ragazza" a quello delle "ragazze" (creta cotta) al "ritratto del padre" a quello del "suocero" (bronzi): dalla umanissima "maternità" nel suo simbolo di tenerezza e amori materni alla tipica figura del "minatore" (creta cotta). Possiamo affermare, insomma che, Antonino Caracciolo è un'artista che crea ciò che sente nel profondo, ciò che arriva a scuotere isuoi sentimenti. Il suo mondo poetico sembra infatti, un "diario di sentimenti"
PEDRO FIORI

"Antonino Caracciolo, pittura e scultura come vocazione

Pittore e scultore, Antonino Caracciolo (1935), è una personalità eclettica e autonoma nell'ambito della pittura, artista ormai affermato e di maturata esperienza. Calabrese di nascita, raggiunge Milano dopo la metà del Novecento e all'Accademia di Brera completa la sua preparazione artistica di vocazione e di autodidatta. L'artista ricorda che anche Sozzi Alessio, maturo maestro d'arte toscano lo indirizza al gusto e alle tecniche del mestiere. L'affermato e giovane scultore Triglia Francesco, autore di un celebre monumento a Mestre, indirizza Antonino Caracciolo a entusiasmanti esperienze scultoree di alcuni ritratti e busti in creta e in fusione di bronzo. Antonino Caracciolo, dotato di particolare creatività, dopo un inizio di pittura impressionista ed espressionista, con un figurativo di personaggi e ritratti, affina in numerose esperienze artistiche, gusti, sensibilità e tecniche. Negli anni '70 consegue significativi riconoscimenti in esposizioni, concorsi e trofei di rilievo nazionale e internazionale. le opere di Antonino Caracciolo si collocano, come meteore, nell'universo di prestigiose collezioni d'arte contemporanea. Caracciolo, personaggio riservato e schivo alla grancassa è andato avanti sempre per la sua strada, fermo nelle proprie convinzioni, senza lasciarsi influenzare dalle mode. La sua pittura, cromaticamente accesa di luci e di colori si esprime e si rinnova in molteplici forme della sua Calabria. Le composizioni di Caracciolo riescono a fondere, in un contesto stilisticamente organico, tante diverse emozioni, tante variate tonalità compositive, tante differenti atmosfere ambientali, di memorie sensoriali. Caracciolo si dibatte in una continua ricerca emotiva, sensitiva, formale, spirituale. Affronta anche tematiche collettive socioumanistiche: ricordi dei campi di sterminio e della terra natia di una coppia uomo-donna; una donna con cappello sul fondale quieto di una marina con barca a vela (simbolo spesso ricorrente); una fabbrica, operai e il loro gioco a caret nel tempo libero; un piano bar; la natura incontaminata di un bosco e lo scempio edilizio prodotto dall'uomo. Tutti simboli semplicisti del mondo in cui viviamo. Nel decennio di passaggio tra i due secoli, Antonino Caracciolo matura un rinnovamento pittorico ispirato all'arte di Mario Tozzi, operando un innesto surrealista e metafisico alla
propria pittura, sempre di particolare sensibilità cromatica. Frammenti, dettagli, sensazioni di vita percepiti con accentuazioni cubiste che diventano chiavi di lettura del mondo quotidiano circostante. Pittura gradevole, ricca di fermenti, di enunciazione, in atmosfera di effetti che catturano l'attenzione dell'osservatore. lnvenzione
e capacità di affrontare i temi tratti dalla propria immaginazione. A modo suo, Antonino Caracciolo enuncia e porta al nostro immaginario la sua sensibilità iconografica. Un talento su cui puntare".
ERMANNO SAGLIANI

"Va ammirata nel paesaggio di Caracciolo quella forma impressionística attinente alla perenne nobiltà del tutto e al relativismo assoluto dei rapporti reciproci degli oggetti, contenuto a nostro avviso, nel significato nuovo che assume la luce; la luce vale a dire intesa non come elemento dinamico dell'immagine ma come simbolo palpabile della realtà. ll fatto tecnico, nelle opere d'Antonino Caracciolo è già espressione di una personalità compiutamente determinata, in cui la vivacità delle intonazioni cromatiche si allea con la squisitezza delle notazioni naturalistiche risolvendosi in ultima analisi in un originalissimo e felice timbro espressivo. Nelle figure invece vanno evidenziati i valori propriamente formali e quelli sincerano sentimento della dignità umana, da cui l'artista sa trarne intelligentemente un motivo di trasfigurazione poetica, anche in quei contenuti sociali ove balza l'immediatezza dell'evento molto drammatico".
VINCENZO CASTELLI

"Non è facile delineare lo sviluppo della personalità artistica di Antonino Caracciolo per chi ha avuto la ventura d'imbattersi, di recente e a sorpresa, con le sue opere. Altri prima di questo nostro incontro con la sua arte ne hanno mostrato, con certezza, il lavoro tenace, appassionato e silenzioso di un artista d'origine calabrese che ha iniziato, con grande e meritato successo, la sua avventura nella capitale dell'arte. Per noi che operiamo da molti anni negli ambienti della pittura, lo ripetiamo, Caracciolo rappresenta una sorpresa e una grossa lacuna da colmare nel nostro itinerario critico. Le forme in cui si realizza il suo mondo poetico sono in rapporto con le esigenze del suo spirito di meridionale, e quindi sono legate alla formazione del suo gusto e con tutto ciò che un tempo aveva suscitato immagini e fantasmi simili a presentimenti della disperata condizione esistenziale della sua gente. Ora immagini e fantasmi, per merito dei suoi dipinti , acquistano un aspetto universale e riaffiorano dal suo cuore come figure e sfondi di un'amara terra, saturi del mistico senso d'un rapporto occulto tra l'uomo e le cose, espresse con una forte carica d'eccitazione e una varietà di riusciti e nostalgici temi. Caracciolo infatti puntualizza bene il tema del suo racconto pittorico che pone al centro di una narrazione mescolante la vita con l'arte, con violenza di visione e con una ricerca d'accesso e incisivo stile. lnoltre la necessaria deformazione oggettiva trasmette la tensione psicologica dell'artista, pertanto in ogni dipinto c'è sentore di antica rinuncia e di un senso del tragico, del fatale, dell'atavico, della rassegnazione o della speranza. Pura la sua opera portata a termine resta incrinata dalla partecipazione sentimentale, per cui le memorie di personaggi e di scenari hanno il sapore di un'autobiografia registrata con la spatola, coi colori e con lo stato d'animo di chi si muove fra Scilla e Cariddi, ed ha il pregio di farlo con profonda umanità. Questo è il punto in cui la paradossalità dell'esistenza tocca per merito dell'artista il limite massimo della tensione. ll circolo dell'esistenza si viene cosi a chiudere, rapportando la creazione pittorica con la trascendenza e con la vita sfessa dell'artista: l'uomo per Caracciolo è l'essere che cerca il suo essere".
ELIO MARCIANO'

"Osservare le opere di Antonino Caracciolo (nato l'8 aprile 1935 a Reggio Calabria) significa confrontarsi con una duplice realtà, resa concreta dal netto contrasto tra luce e ombra che viene personificata nella penetrante espressività impressa negli sguardi delle sue figure che fissano un punto nell'infinito legandosi a un'ansia e a un senso del tragico. L'artista utilizza un accostamento di colori caldi e freddi creando un forte distacco e negando così alla tela la presenza di un colore primario. A Caracciolo non interessa la luce come elemento dominante sulla tela, ma solo come strumento delle sue composizioni, dalle figure femminili, dai paesaggi e dalle nature morte, trasmettendo un senso di ricerca continua. L'impatto immediato che l'artista fornisce all'istante è nel colore espresso con un vigoroso timbro coloristico ora vivace ora illanguidito. Non vi è spazio per gli elementi decorativi ritenuti superflui, l'essenzialità della sua pittura invade la tela per catturare l'attenzione sul profondo significato delle tematiche affrontate che vengono esaltate da quel segno sottile nero che regge l'intera opera".
MATTEO ARCODIA

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